
La Composizione
La composizione, nelle arti visive, si riferisce alla struttura visuale e all’organizzazione degli elementi di design.

Le teorie sulla composizione elaborate nel corso della storia dell’arte sono molteplici: a partire dalla formula matematica elaborata dall’architetto romano Vitruvio per dividere gli spazi, conosciuta come Sezione Aurea, fino ad arrivare al pittore francese Henri Matisse, che pose grande enfasi sull’ispirazione, sostenendo che la composizione è l’arte di disporre gli elementi per esprimere un sentimento. La maggior parte delle teorie contemporanee, invece, ritiene importanti, nella composizione, criteri come equilibrio, coerenza, armonia e contrasto.
Fino alla prima metà del XIX secolo, gli elementi all’interno delle opere artistiche venivano organizzati seguendo rigidamente le regole della prospettiva rinascimentale, elaborata da Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti.

Con l’arrivo della fotografia, i pittori avevano iniziato a trovarsi davanti a spazi dove la superficie pittorica si rovesciava, l’orizzonte scompariva, e le figure venivano bizzarramente amputate ai margini.
Senza tener conto dell’acceso spirito di competizione che si instaurò fra pittura e fotografia, è interessante soffermarsi sulle innumerevoli riflessioni che sono state sollevate a partire da questo punto.
Gli artisti da Edgar Degas in poi avevano subito anche il forte fascino delle xilografie giapponesi, incuriositi dallo spessore inesistente di questi disegni, che eppure avevano un’organizzazione spaziale sensata, nonostante fosse diversa da quella occidentale, a cui erano abituati.

Monte Fuji visto da Kanaya sul Tokaido, Hokusai, 1832
La composizione usata da artisti giapponesi come Hiroshige e Hokusai, non era altro, in realtà, che una rielaborazione della prospettiva rinascimentale occidentale della quale, una volta entratici in contatto, i giapponesi avevano apprezzato la resa visiva, riproducendola però con una libertà dovuta al fatto che non ne avessero compreso il meccanismo: libertà che gli artisti occidentali non avevano usato, fino a quel momento, per il forte legame con la tradizione accademica, che era poi diventato abitudine.
Hokusai prima, e Degas dopo, ebbero un’intuizione importante riguardo l’organizzazione delle forme nello spazio: anche quando non se ne è consapevoli, gli occhi forniscono continuamente informazioni al cervello, il quale le elabora, dando loro un senso. Una volta compreso questo processo, impararono di conseguenza a controllarlo, capendo che, nel costruire una scena profonda, ogni elemento andava organizzato coerentemente per inserirvisi armonicamente; inserendo elementi piccoli e grandi, distribuiti correttamente tra lo sfondo ed il primo piano, avevano capito che l’osservatore tenderà da solo a colmare lo spazio complessivo, avvolgente. Degas comprese, perciò, che in questo modo poteva abbreviare il processo di composizione, passando invece ad un processo di assemblaggio.
Questa grande novità, che di fatto consisteva in una sorta di “contraffazione” della prospettiva, è stata d’ispirazione per tutta l’arte successiva e, dal momento che sviluppare la capacità compositiva e saper combinare le singole parti per creare una struttura unitaria è un requisito essenziale per realizzare una grafica efficace, anche lil graphic design non ne è rimasto immune.
Ballerina con mazzo di fiori, Degas, 1878 Copertine per Vogue, Lepape, 1926-1928